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Happy new year!

 

 


Kashi, 3-1-2011

Il vento e la pioggia hanno accompagnato l’arrivo dell’anno nuovo. Il freddo si è fatto decisamente più intenso (il termometro arriva a sfiorare i tre – quattro gradi di notte) e anche durante il giorno il sole fatica a riscaldare. A volte poi rimane proprio nascosto dietro il cielo grigio e la foschia che sale dal fiume. In Uttar Pradesh (lo stato-regione di Varanasi) molte persone, soprattutto tra gli anziani, sono rimaste vittime di quest’ulteriore calo della temperatura.

 

Com’è bello saltare…


Il primo giorno dell’anno alcuni conoscenti e amici hanno fatto visita all’ashram, portando i loro auguri in maniera semplice e discreta. I bambini ti corrono incontro augurandoti “Happy New Year!” con un gran sorriso e stringendoti la mano. Alcuni portano in mano una piccola busta da consegnare ad Anil Baba. All’interno qualche caramella, un cioccolatino e un disegno o un messaggio affettuoso per il loro Baba ji.

 

 

Anche gli amici della Little Stars School di Varanasi sono venuti a portare i loro auguri. Con loro c’erano  circa una ventina di ragazzine della loro scuola, tutte orfane. Dopo essersi divertite con i giochi dell’ashram (lo scivolo, le altalene, la giostra girevole, etc.) e aver mangiato dei gustosissimi samosa e longlata (un dolce tipico), si sono unite ad alcune bambine della nostra scuola che si stavano esercitando con le tabla.  Insieme hanno cantato e suonato alcuni bhajans, tra cui Aghoreshwar Aarti, Shri Guru Paduka Pancakam e Aghoranna Paro Mantro.

 

 

La scorsa settimana i bambini sono stati impegnati negli esami di metà anno. Al termine della faticosa settimana, Anil Baba ha voluto concedere loro un po’ di svago e relax, organizzando una giornata dedicata ai fornelli e non ai libri.



Un gran numero di fuochi e mini-cucine sono spuntate improvvisamente intorno alla scuola. I bambini hanno anche portato alcuni ingredienti da casa, quello che mancava è stato fornito dall’ashram. Divisi in squadre di cinque, sei o anche più, si sono dati da fare fino a pomeriggio inoltrato per preparare dei deliziosi manicaretti.


 

Solo dopo averteli fatti assaggiare e aver dato da mangiare ai più piccoli, anche loro si sono seduti per gustare il frutto del loro lavoro. Sono rimasto molto colpito dalla estrema serietà e praticità con cui si sono dati da fare. Dei mini-cuochi provetti. Praticità che gli deriva dalla vita del villaggio.


 

Fin da piccoli sono abituati a svolgere diversi compiti per dare una mano in famiglia. Accendere il fuoco, andare a prendere l’acqua, raccogliere lo sterco di mucca da far seccare per fare il fuoco, sbucciare e tagliare le verdure, lavarle, impastare la farina per fare il chapati (il pane, che qui si chiama Roti), accudire i fratellini o le sorelline più piccole, scendere al fiume per lavare i panni.


 

Alcune delle ragazzine più grandi (dai dodici ai quattordici anni), con magari quattro o cinque fratellini più piccoli cui badare, sono delle vere e proprie donne di casa, che svolgono un vero e proprio lavoro.

Ho avuto modo di visitare il villaggio con alcune ragazzine di quinta. L’idea era di fare un breve giro del villaggio, per poi comprare loro qualche dolcetto o samosa da mangiare. Alla fine sono state loro, accompagnandomi di casa in casa, a offrirmi chai (il the) e cibo (samosa, pakawara, chow mein, biscotti, ecc.) in gran quantità. Erano molto emozionate e contente di avere un po’ di attenzione, e tutte ansiose di mostrarmi le loro semplici casette e farmi conoscere le loro famiglie. Dopo aver visitato la prima casa, quella di Nandani, non mi e’ stato più possibile declinare gli altri inviti o rifiutare qualcosa da mangiare. Le bambine erano circa una decina! Abbiamo concluso il “tour” al negozietto del the della mamma di un altra Nandani, affacciato sulla riva del fiume. Non contente hanno voluto riaccompagnarmi all’ashram, regalandomi anche un simpatico topolino bianco.

 

 

Molti dei loro genitori svolgono dei lavori umili e pesanti, alcuni anche fuori Varanasi o addirittura fuori dall’Uttar Pradesh. Possono rimanere lontani da casa anche per diversi mesi. Alcuni invece lavorano al villaggio e fanno i pescatori.




Lavorano diverse ore al giorno, talvolta anche di notte, quando l’acqua e’ un po’ più calda . Mediamente impiegano circa almeno un’ora per gettare la rete e tirarla a riva (il tempo può variare a seconda della stagione e delle condizioni del vento e della corrente). E’ un lavoro molto faticoso, per gran parte del tempo sono immersi nell’acqua fin sopra le ginocchia, e spesso quando tirano la rete a riva, se la stagione non è di quelle più favorevoli (come questa) raccolgono una misera cesta di pesci.




Qui il fiume lo chiamano Ganga ji, o Ganga Maa, la Madre Gange. Una grande Madre benevola che nutre e protegge i suoi figli che vivono sulle sue rive, e li accoglie e accompagna anche nel momento della loro morte. 

Le bambine stanno cominciando un corso di danza Kathak con una nuova insegnante, una ballerina molto giovane. Il Kathak è una danza tra quelle classiche indiane, originaria dell’India del nord. Le bambine hanno cominciato con grande entusiasmo questo nuovo impegno. Inoltre, con questo freddo, ballare è un modo molto divertente per scaldarsi!

 



Abbiamo proseguito con le potature delle piante e la manutenzione del giardino. I residenti dell’Ashram hanno voluto cimentarsi anche loro con la corda per l’arrampicata sugli alberi: Pratap si è dimostrato il più veloce nella risalita, Happy il più professionale e attento e Brahmachari… il più divertente. Una giornata di addestramento trascorsa in grande allegria.

Pratap sta lavorando alla rifinitura di uno dei muri all’ingresso. E’ un carpentiere molto abile ed esperto, e non solo con lo scalpello, i mattoni e il cemento. E’ anche molto bravo in cucina (un maestro nell’impastare la farina per il pane) e un giorno si è cimentato nella preparazione dei Jelebi, dall’impasto fino alla frittura. E’ la prima volta che sono preparati qui, di solito vengono acquistati al di fuori dell’ashram. Sono venuti davvero bene: i bambini hanno apprezzato molto e gli adulti pure.

 



Prima di ripartire ho voluto salutare la nonnina che da qualche settimana è venuta di nuovo a vivere all’ashram. E’ una minuta signora molto anziana (avrà tra gli 80 e i 90 anni) che non avendo quasi più nessuno che l’aiuta al villaggio, spesso viene a trascorrere qualche mese nella tranquillità del Siddhapith.  L’ho salutata e lei, sorridendomi, mi ha detto: “Vai, guadagnati onestamente il necessario per mangiare e vivere e, ovunque tu sia, cerca di essere felice.”

 



Un saluto dalla Grande Madre Gange

Marcello