Guru Gita
Guru Gita, (pronuncia italiana: Ghita) Inno, Lode, Canto del Guru, è un testo sanscrito incluso nello Skanda Purana, il piu vasto tra i 18 Purana. La composizione di questi Purana è tradizionalmente attribuita al rishi (saggio) Vyasa.
Attenendosi all’antica tradizione indiana di salutare il proprio Guru e Dio all’inizio di un lavoro letterario, l’autore dice:
“Io saluto i piedi del mio Guru, la cui grandezza è inimmaginabile e oltre ogni descrizione; essi hanno uno splendore rosato e ispirano timore e soggezione; il loro significato è oltre ogni logica; e sono imponenti nella loro preminenza.
Io mi inchino al Sostenitore dell’Universo, il Grande Brahman (Dio senza forma) la cui forma, sebbene Egli assuma molte forme, non può essere relegata solo a una forma particolare e che è al di sopra di tutti gli attributi .”
Una volta, nella foresta di Naimisha, alcuni saggi dissero a Suta:
“Guru Gita è la più segreta tra le conoscenze segrete. Noi vogliamo apprenderla dalle tue labbra, così, o figlio, parlacene in tutta la sua completezza.”
Suta disse:
Una volta Shiva e Parvati erano seduti su un bellissimo picco del monte Kailash e la Dea inchinandosi davanti a Lui per devozione fece la seguente richiesta al marito, il Signore Shiva, affinché devozione e penitenza potessero essere praticate:
“Io mi inchino ai Tuoi piedi, o Grande Signore, o Sada Shiva (Eterno Donatore di Beatitudine) tu che sei il Signore di tutti gli dei, al di là persino della portata della Conoscenza Suprema (la Conoscenza delle Verità Spirituali come distinte dalla conoscenza mondana) e il Maestro Spirituale Universale. Per favore diventa mio Guru e, iniziandomi, dimmi come si può ottenere lo stato di sentire di essere uno col Brahman.”
Il Signore Shiva disse:
“O Parvati, Tu sei il mio stesso Sé. Per soddisfarti Io ti dirò quello che mi hai chiesto. La tua domanda è stata posta con l’intenzione di fare del bene a tutti; nessun’altro me l’ha mai posta finora. Ascolta, o Graziosa, la risposta che è assai difficile ottenere nei tre mondi: la Grande Verità è che il Guru è nient’altro che lo stesso Brahman. [I tre mondi sono Bhu, Bhuva e Swah; la Terra, l’Atmosfera e il Paradiso].
Se uno ha lo stesso tipo di devozione profonda per il proprio Guru e per il proprio Ishtadeva (la forma di Dio alla quale è devoto) tutti i suoi desideri (mondani e spirituali) saranno sicuramente realizzati.
Gu significa oscurità (ignoranza) e ru ostacolo. Perciò il Guru è colui che è un ostacolo all’oscurità. (Ancora) G attaccata a u significa ignoranza. Il Guru è colui che distrugge l’ignoranza.
Senza la grazia del Guru nessuno può afferrare l’essenza dei Vedas, dei Purana, dei Dharmashastra, dei Mantra, degli Yantra, Mimansa, delle Smriti, Uchchatana, Nyaya, Kalpa e degli Itihasa.
(PURANA: opere sulla mitologia antica Hindù.
DHARMASHASTRA: trattati morali-religiosi.
MANTRA: una formula magica, una preghiera consacrata a una divinità.
MIMANSA: i sei sistemi della filosofia indiana.
SMRITI: opere sulla legge tradizionale, civile o religiosa.
UCHCHATANA: incantesimo per mandare in rovina un nemico.
NYAYA: opere di logica.
KALPA: uno dei VEDANGA; contiene le regole per certi rituali.
ITIHASA: i grandi poemi epici, Ramayana e Mahabharata)
Il discepolo dovrebbe salutare il Guru dicendo:
“Io mi inchino al Guru, i cui Piedi di Loto possono salvare dalla sofferenza causata dalle varie coppie di opposti (felicità e tristezza, caldo e freddo, guadagno e perdita) e permettono di attraversare l’oceano dell’infinita serie di nascita e rinascita nel mondo.
Uno comprende i Veda, i Purana e tutti gli Shastra solo attraverso la grazia del Guru. Così, nel mondo, il Guru è colui che conosce l’essenza dei Veda e di altri rami della conoscenza affini.
Gli Shastra di Shiva e Shakti come quelli che racchiudono altri tipi di conoscenza spirituale, creano solo confusione in coloro che hanno mente instabile, che non hanno ottenuto la conoscenza reale riguardo al Guru. Adempiere agli Yajna (digiuni per il beneficio spirituale), praticare la penitenza, la carità, il Japa (ripetizione di un Mantra) e recarsi in pellegrinaggio nei luoghi sacri, tutte queste azioni per loro sono inutili. Infatti, nessuna conoscenza riguardo al Sé è vera se non quella appresa dal Guru; perciò il saggio deve sforzarsi per ottenerla.
O Dea, per il tuo bene adesso ti dirò come, dopo essersi purificato da tutti i peccati servendo i Piedi del Guru, si può ottenere (raggiungere) l’unione con il Brahman. A tempo debito, si acquista il merito di essersi recati in pellegrinaggio nei luoghi sacri senza esservi stati. Avendo meditato sui Piedi del Guru, ci si deve versare sulla testa un po’ dell’acqua in cui quei Piedi sono stati bagnati.
Si deve anche bere quell’acqua perché essa secca la melma del peccato (lo distrugge), illumina con la conoscenza le menti di coloro che la bramano ardentemente e li rende capaci di attraversare l’oceano dell’Universo (di ottenere la liberazione o Mukti). Bevendo quell’acqua l’ignoranza è sradicata; non più vincolati dalle proprie azioni, ci si allontana dal ciclo nascita-morte-rinascita e si ottengono il distacco e la conoscenza. Si deve, perciò, prendere l’abitudine di bere quell’acqua, di mangiare il cibo avanzato dal Guru, di meditare su di Lui e di ripetere in continuazione l’Inno al Guru.
La dimora del Guru è sacra come la santa città di Kashi (Benares); l’acqua in cui i suoi Piedi sono stati bagnati è l’acqua del Gange, bevendola si attraversa l’oceano di Maya (illusione) e si diventa Brahman; il Guru è il signore Vishweshwara stesso (Shiva, il cui antico tempio, Vishwanath Mandir,noto come Golden Temple, si trova in Kashi). Egli è colui che ci rende capaci di attraversare l’oceano di Maya e ci rivela il segreto di Brahman. Il luogo santificato dal tocco dei suoi Piedi è sacro come il grande luogo santo Prayaga (la confluenza dei fiumi Gange, Yamuna e del mitico fiume Saraswati), così si dovrebbe vivere in quel posto e salutare il Guru (o il suo ritratto o statua, nel caso egli abbia lasciato il corpo grossolano). Si dovrebbe sempre meditare su di lui e continuare a ripetere il suo nome, ad adempiere ai suoi ordini e a ripetere e a meditare il Mantra da lui ricevuto.
Brahman, infatti, risiede nella bocca del Guru ed è raggiungibile per mezzo della sua grazia (seguendo le istruzioni che escono dalle sue labbra). Si deve meditare costantemente sulla sua forma come una moglie ideale pensa sempre al proprio marito. Si deve cercare di diventare discepolo di quella gemma preziosa che è il Guru, anche a rischio di perdere il proprio ordine di vita religiosa (l’essere un Brahmachari, un capofamiglia, ecc.), casta (condizione sociale) e reputazione che normalmente dà un’immensa soddisfazione; coloro la cui mente è costantemente diretta verso il Guru, possono facilmente raggiungere la felicità ultima (beatitudine divina). Perciò si deve fare del proprio meglio per essere un suo sincero devoto.
Nei tre mondi sono le diverse categorie di Dei come i Deva, i Sura, i Pannaga che possono svelare la verità riguardo al passato, al presente e al futuro. Costoro dicono che la conoscenza su come ottenere la liberazione, che si trova nella bocca del Guru, può essere acquisita tramite la devozione nei suoi confronti.
Gu significa oscurità (ignoranza) e ru ciò che la distrugge, così, senza dubbio, solamente il Guru è il distruttore dell’ignoranza. Nella parola Guru la prima lettera Gu sta per Maya (la grande illusione che causa ignoranza) e la seconda, ru, per Brahman, colui che dissipa quell’illusione. Così, lo status del Guru è di grande elevazione ed è difficile da raggiungere persino per gli Dei; le sue lodi sono cantate anche da gruppi di cantori divini: gli Haahaa, gli Hoohoo e i Gandharva.
Senza dubbio, anche per gli Dei, persino la Realtà (Brahman) non è superiore al Guru. Si dovrebbe essere disposti a sacrificare per Lui gli oggetti per sedersi (stuoie, tappeti, sedie, ecc.), per dormire, i vestiti, i mezzi di trasporto, gli ornamenti e anche la propria famiglia, se questo Lo compiace. Chi sta lavorando per progredire nel campo spirituale dovrebbe adorare e venerare il Guru ed essere disposto a offrirgli tutte le cose più care per ottenere la sua Grazia.
O graziosa, l’ignorante, che prende il corpo per il vero Sé, va all’inferno. L’ambito del corpo, in effetti, è limitato ai vermi e agli insetti (vermi e insetti lo mangiano se tumulato) e alla cenere (è ridotto in cenere se cremato); esso contiene flemma, sangue, bile, pelle ed escrementi puzzolenti. Si dovrebbero perciò offrire senza esitazione il proprio corpo, la propria ricchezza e gli altri beni al Guru. Saluti al Guru che ha elevato il discepolo dallo stato di coscienza del corpo allo stato di coscienza del Brahman.
Il discepolo dovrebbe cantare in lode al Guru:
Mi inchino al Guru, che è Brahma, Vishnu e Mahadeva (Shiva) incarnati; infatti il Guru è colui che è Parambrahma o Dio stesso. [Brahma, Vishnu e Shiva sono le tre forme di Dio, la trinità Indù. Sebbene in ogni forma Egli sia compassionevole e il Supremo Benefattore di tutti, Egli, in queste tre forme, rappresenta rispettivamente le funzioni di creazione, conservazione e distruzione].
Mi inchino al Guru che è la madre e il padre veri e gli altri amici e parenti; non c’è (veramente) niente superiore a Lui.
Mi inchino al Guru, che è la causa di tutti i mondi, che rende capaci di attraversare l’oceano dell’Universo (di ottenere la liberazione o Mukti) e che è la sorgente di tutta la conoscenza e beatitudine.
I miei occhi (spirituali) erano ciechi (e chiusi) a causa della buia ignoranza. Mi inchino al Guru, che me li ha aperti applicando l’antimonio della conoscenza.
Dio pervade ogni cosa nell’Universo, animata e inanimata. Saluto il Guru che mi ha portato faccia a faccia con Lui.
Egli è mio padre (reale), madre e gli altri parenti; il Guru è anche la mia Divinità. Ho ricevuto da lui la Conoscenza riguardo alla vera natura dell’Universo (cioè la sua transitorietà). Per questo Lo saluto.
Mi inchino al Guru, dalla cui esistenza dipende l’esistenza dell’Universo; il suo fulgore lo illumina e la sua beatitudine è alla radice della Creazione.
Mi inchino al Guru che sostiene e illumina con il suo splendore tutto ciò che è. Si può avere amore vero per i propri figli e per il resto della famiglia solamente se si è sinceramente devoti a lui.
Mi inchino in omaggio al Guru, la cui Grazia rende capaci di pensare (propriamente al proprio avanzamento spirituale) e di essere nello stesso stato mentale quando si è svegli, quando si dorme o nel sonno profondo (senza sogni).
Rendo omaggio al Guru, che sa che non si dovrebbe guardare all’Universo come separato dal Creatore e che presenta sempre la stessa apparenza (che è sempre nello stesso stato elevato di congiunzione con Brahman).
Chiunque sia la grande anima che ha iniziato il discepolo dandogli un Mantra e qualunque sia la meta spirituale da raggiungere, il discepolo vi si deve identificare con tutto il suo essere. Saluto il Guru che gli dona questa esperienza di unione con il Mantra.
Mi inchino al Guru che, sebbene uguale alla causa (l’iniziatore), appare come l’effetto (cioè come la Conoscenza impartita al discepolo). Infatti Egli identifica Se stesso con l’effetto.
Nonostante la sua molteplicità (diversità), l’Universo è Uno (essendo la manifestazione di Brahman, la sua causa). Similmente, il Guru (la causa) e la Conoscenza che Egli impartisce (l’effetto) sono una cosa sola. Saluto il Guru (nella forma che rappresenta sia la causa che l’effetto).
Se, per qualche motivo, Shiva (Dio) si arrabbia con il discepolo, il Guru ne diventa il protettore, ma neppure Shiva lo protegge contro la collera del Guru. Perciò il discepolo deve fare il massimo sforzo per trovare rifugio nel Guru.
Rendo omaggio ai Piedi del Guru, la cui grandezza è oltre ogni descrizione e immaginazione, il cui aspetto è un felice color rosaceo e che sono un simbolo di unione con Shiva.
Gu significa uno che è oltre (non influenzato da) i tre Guna e ru uno che non è legato a nessuna forma o incarnazione. Così, il Guru è colui che concede al discepolo lo stato di essere al di là dei Guna.
[I Guna sono tre: Sattva (purezza, bontà, virtù), Rajas (la qualità di essere molto attivo) e Tamas (lo stato dell’ignoranza)].
Il Signore Shiva dice :
Mia cara diletta, il Guru (nella sua influenza spirituale) è rinfrescante come la luna (Egli rinfresca le menti dei discepoli che bruciano dal disgusto e dalla preoccupazione di essere intrappolati nel mondo). Egli è infatti Vishnu senza quattro braccia, Shiva senza tre occhi e Brahma senza quattro teste.
Il discepolo dovrebbe rivolgersi al Guru dicendo:
O Guru, che sei un oceano di compassione, ti prego a mani giunte affinché la tua Grazia possa guidarmi all’elevazione spirituale e infine alla liberazione.
Il Signore Shiva dice :
La forma elevata del Guru può essere scoperta solamente dal proprio occhio discriminante (solamente esercitando la propria innata facoltà di discriminazione, uno può riconoscere il vero Guru), ma lo sfortunato non la vede, proprio come una persona cieca non riesce a vedere il sorgere del sole.
Mia cara, tutti i giorni ci si deve inchinare, con devozione, nella direzione in cui si trovano i piedi del Guru (dove si trova la sua dimora temporanea o permanente o ashram).
Ogni giorno il discepolo deve offrire Mantra insieme a dolci e fiori freschi tenuti nelle cavità delle mani, nella direzione in cui risiede il Guru, Signore del Mondo e Testimone Costante del ciclo di Creazione e Distruzione.
I tre attributi (Sattva, Rajas e Tamas), le grandi prosperità mondane e le centinaia di tipi di difficili Praanayaamas che curano tutte le malattie, ecc., nessuno di questi è il mezzo per ottenere la Shivaità (lo stato di Shiva). Ma, persino con una piccola porzione della grazia del Guru, il discepolo raggiunge la meta suprema non appena si concentra sul suo Prana (respiro, aria vitale). Perciò egli deve servire il Guru, la cui mente è sempre concentrata sul Supremo e che conosce il reale significato e importanza dei Veda.
Il Guru è Brahma (il Creatore), Vishnu (il Conservatore) e Shiva (il Distruttore). Egli è l’Universo stesso e così deve essere venerato.
Il discepolo dovrebbe dire: Saluto il Guru, ai suoi Piedi di loto cadono persino grandi studiosi profondamente istruiti in tutti i Veda; Egli è il sole per il loto del Vedanta (grazie a Lui il reale significato del Vedanta e la conoscenza contenuta nelle Upanishad è rivelata, così come il sole fa fiorire il loto).
Mi inchino al Guru, nulla è superiore a Lui in tutti e tre i mondi e verso di Lui uno deve dirigere i propri pensieri e le proprie parole.
Il Signore Shiva dice:
Attraverso la Grazia del Guru i discepoli attingono potere da Brahma, Shiva e Vishnu e dagli dei; indubbiamente, servendolo, ottengono la liberazione.
Un vero Guru, che può concedere gioia (reale ed eterna), è uno Jnani (che ha ottenuto la conoscenza), Karmi (che continua a compiere giuste azioni senza preoccuparsi dei loro frutti) e Yogi (che ha un perfetto controllo sul funzionamento della mente). Un falso Guru, privo di queste tre qualità e che soltanto si atteggia a jnani, dovrebbe essere tenuto lontano.
Il discepolo dice:
Mi inchino al Guru; anche solamente pensando a Lui, Egli dispensa conoscenza alla mente del discepolo ed è (così) il concessore dell’infinita riserva di conoscenza.
Il Signore Shiva dice:
La vera via (modo) di servire il Guru è sconosciuta persino agli dei, i Kinnara, i Gandharva, i Mani, gli Yaksha, i Charana e i saggi. Con i loro ego gonfiati dal potere che proviene dalla penitenza e dall’erudizione, se (persino) i Rishi (profeti e saggi), i Naga e i Siddha non servono il Guru nella giusta maniera, essi continuano a muoversi nel ciclo di nascita e rinascita proprio come la ruota gira in un mulino ad acqua, e non ottengono la liberazione.
[Kinnara: figura mitica con la testa di cavallo e il corpo di un uomo.
Yaksha: uno degli attendenti di Kubera, dio dei ricchi.
Gandharva: musicista degli dei; è considerato un semidio.
Charana: cantore divino.
Naga: esseri semi divini con la coda di un serpente e il volto di un essere umano.
Siddha: essere semi divino dotato delle otto Siddhi o facoltà (poteri) soprannaturali (vedi nota verso 163)].
O grande Dea, la meditazione sul Guru è sorgente di ogni gioia e conforto, come anche della devozione a Dio e infine della liberazione.
Meditare sulla forma fisica del Guru significa meditare sul Dio Shiva; ripetere il nome del Guru significa ripetere il nome stesso del Dio Shiva (cioè, il Guru e il Dio Shiva sono uno).
Il discepolo dice:
Parlo in lode al Guru, che è il Brahman stesso; canto la gloria del Guru, che è il Brahman stesso; medito sul Guru, che è il Brahman stesso. Saluto il Guru che è il Brahman stesso.
Io mi inchino in omaggio al Guru, che è un’incarnazione della beatitudine che deriva dall’unione con Brahman; il donatore di beatitudine; distaccato; conoscenza incarnata; al di là delle coppie di opposti (piacere e dolore, vincita e perdita, vittoria e sconfitta); infinito e onnipervadente come il cielo; la meta del grande esposto spirituale: Tu (l’anima individuale) sei Quello (Brahman); Uno (libero da tutti i legami); eterno (al di là del cambiamento); libero da ogni contaminazione; fermamente stabilito nel suo (elevato) stato spirituale; un costante (e distaccato) testimone della Creazione, della Conservazione e della Distruzione; oltre tutte le idee e le emozioni (la cui mente è completamente sotto il suo controllo) e non toccato da nessuno dei tre attributi (Sattva, Rajas e Tamas).
Regolarmente io mi inchino al Guru che è beatitudine incarnata e che dispensa così felicità ai suoi discepoli; che è sempre gioioso, auto-realizzato, il più grande degli Yogi, degno di essere adorato e un ottimo medico per coloro che soffrono della malattia del mondo (colui che può mostrare la via per la liberazione).
Il Signore Shiva dice:
Ecco la forma del Guru su cui il discepolo dovrebbe meditare: la divina forma del Guru è seduta in trono su una pelle di leone e riposa sulla parte centrale del loto del cuore del discepolo; un dito di luna decora la sua capo; Egli benedice il discepolo per concedergli la desiderata beatitudine.
Egli indossa abiti bianchi; il suo corpo è luminoso, unto con pasta di sandalo e adornato di ghirlande di perle; è in uno stato d’animo felice; ha due occhi; l’Energia Divina è sulla parte sinistra del suo trono; ha un sorriso sulle labbra; e tutto riguardo a Lui suggerisce che Egli è un oceano di pace e compassione.
Il discepolo dice:
Mi inchino al Guru che è costantemente occupato nelle cinque azioni congiunte del creare, conservare, distruggere, mettere da parte con cura (i semi da cui, a tempo debito, sorgerà una nuova creazione) e ricreare.
Adoriamo e meditiamo il Guru, grazie alla polvere sollevata dai suoi piedi, devoti di tutte le epoche costruiscono un argine che permette di attraversare l’oceano dell’Universo.
Il Signore Shiva dice:
All’alba il discepolo deve provare a vedere (meditare) il Guru dai due occhi e dalle due braccia seduto sul loto bianco nella sommità della sua testa (nello Sahasrara Chakra, il loto dai mille petali, che è la meta dell’ascesa della Kundalini); egli dovrebbe vedere il Guru come un’incarnazione della pace, con braccia e mani in una posizione che suggerisce che Egli benedice il discepolo e lo protegge dalla paura; il discepolo deve anche continuare a ripetere il suo nome.
Il discepolo dice: Io mi inchino al Guru che è davvero Brahman. Egli è eterno ed è sempre in una condizione spirituale elevata; Egli è libero da tutte le contaminazioni, imperturbato e libero dall’egoismo ; (essendo come il Brahman), Egli è senza forma; Egli è completamente estraneo a ogni tipo di ignoranza, sempre lo stesso (oltre il cambiamento) e incarnazione di conoscenza e beatitudine.
Il Signore Shiva dice:
“In un bianco argenteo calmante come il colore della luna, il Guru, Seme Eterno della Creazione, risiede al centro del Brahmarandra, nel Sahasrara o Loto Bianco dai mille petali. Egli dovrebbe essere meditato seduto nel triangolo che simboleggia l’Energia Suprema ed è al tempo stesso una forma di Brahman e che si trova nel Sahasrara.”
(Brahmarandra: fontanella; apertura alla sommità della testa.
Sahasrara: ultimo chakra toccato dalla Kundalini o Energia Suprema durante la sua ascesa all’interno del corpo sottile).
Avendo avuto Darshana (incontro-contatto) col Guru nel Sahasrara, il discepolo esclama estaticamente: “La Verità riguardo tutto ciò che esiste nell’Universo e al di là di esso mi è stata rivelata. Adesso tutte le altre intuizioni sono per me immaginarie (non reali)! Tutti i miei sensi sono fusi nel Brahman assieme alla mia visione spirituale; io ho acquisito l’intuizione che mi ha rivelato la reale natura dei sensi che sono così automaticamente controllati! Adesso solo questa intuizione è la mia ricchezza e prosperità! Adesso la mia visione è costantemente diretta solo verso il Brahman, che è l’essenza di tutti i mondi così come il ‘meru’ (il grano centrale più grande degli altri) è prominente rispetto agli altri grani in un rosario indiano (Mala)!”
Essendo la conoscenza rivelata a lui attraverso il contatto col Guru, il discepolo esclama estaticamente: “Niente è oltre il Guru; nessuno è al di sopra del Guru! Niente è al di là del Guru; nessuno è più grande del Guru! Questo è il mio comandamento; io, autorevolmente, così dico!”
“Il Guru è beatitudine incarnata; Egli infatti è Shiva. La beatitudine e il Guru sono una cosa sola; lui è davvero Shiva! È un comandamento dello stesso Shiva; detto per ordine di Shiva! L’autorità per dirlo è infatti Shiva; è sicuramente uno dei suoi comandamenti!”
Il Signore Shiva dice:
“Dopo che il discepolo si è reso conto della grandezza del Guru, la cui reale natura è stata rivelata sopra, la conoscenza gli verrà svelata automaticamente. Egli otterrà la liberazione in conseguenza dell’iniziazione ottenuta dal Guru.”
“Il discepolo dovrebbe purificare la sua mente seguendo la via indicata dal Guru; qualunque pensiero effimero si insinui nella sua mente dovrebbe essere propriamente giudicato e scartato.”
“Tutto ciò che può essere conosciuto ha vita breve, ma la conoscenza del Brahman è al di là della mente, è eterna. Seguendo le istruzioni del Guru, il discepolo dovrebbe considerare i fenomeni oggettivi e la Conoscenza (la quale è sinonimo del Brahman) come una cosa sola.”
Il discepolo dice:
“Mi inchino al Guru, che è senza dubbio il Brahman Eterno, la dimora della pace, non confinato nemmeno dallo spazio, libero da ogni ignoranza e oltre le pratiche yogiche.”
“Mi inchino al Guru, che pervade l’intero Universo, includendo tutto ciò che è immobile, capace di muoversi, libero dalla contaminazione e sereno.”
“Mi inchino al Guru, il cui supporto è l’energia proveniente dalla conoscenza, che indossa gli elementi come fossero una ghirlanda (che ha un perfetto controllo su quell’energia e sugli elementi) e che dispensa al discepolo la prosperità mondana e infine la liberazione.”
“Mi inchino al Guru, che brucia col fuoco della conoscenza il Karma (azioni) del discepolo accumulato attraverso innumerevoli incarnazioni.” (Un essere umano deve sopportare le conseguenze, buone o cattive, del proprio karma; per questo continua a rinascere. Bruciando il karma, il Guru lo aiuta a staccarsi dal ciclo di nascita e rinascita e il discepolo è liberato.)
“Non c’è Verità più grande del Guru; non c’è penitenza più grande che il servirlo; e non c’è conoscenza più grande della Conoscenza della Realtà acquisita attraverso la sua grazia. (Perciò) rispettosamente Lo saluto.”
“Il mio Signore è il Signore di tutti i mondi, il mio Guru è il Guru del Tutto. La mia anima è identica all’anima di tutti gli altri esseri viventi; saluto il Guru che mi ha portato a questa realizzazione.”
“Il Guru è l’inizio; Egli è senza inizio; Egli è grande più degli dei e nell’intero Universo niente è più grande di Lui. (Perciò) rispettosamente Lo saluto.”
Il Signore Shiva dice:
“La radice della meditazione è la forma del Guru (il discepolo dovrebbe meditare sulla sua forma). La radice della Venerazione sono i suoi Piedi (il discepolo dovrebbe venerare i suoi Piedi). La radice del Mantra è la sua emissione ed espressione e la radice della liberazione è la sua grazia (la liberazione può essere ottenuta solamente attraverso la sua Grazia).”
“Il grande merito ottenuto col bagnarsi nelle acque di tutti i luoghi sacri della terra limitata dai sette mari è pari solo alla millesima parte del merito acquisito applicando sul corpo anche solo una goccia dell’acqua in cui i Piedi del Guru sono stati bagnati.”
“Il Guru è l’Universo, il quale è una manifestazione grossolana di Brahma, Vishnu e Shiva. Non c’è niente di più grande del Guru; perciò Egli dovrebbe essere propriamente venerato.”
“Attraverso la devozione al Guru un discepolo può ottenere la liberazione persino senza acquisire la conoscenza. Poiché niente è grande come il Guru, il discepolo dovrebbe, con devozione, propiziarselo nella maniera adeguata.”
“O Grande Dea, se un discepolo, conoscendo tutto quello che è stato detto sopra riguardo alla grandezza del Guru, ne parla con disprezzo finirà in terrificanti inferni e dovrà rimanervi finché il sole e la luna esisteranno.”
“Gu indica la qualità di essere oltre i tre attributi (Sattva, Rajas e Tamas) e ru significa senza forma; il Guru è chiamato così perché è senza forma o attributo.”
“Quella grande anima che è degna di essere chiamata Guru è colui che, tagliando con la spada della compassione la schiavitù del discepolo, lo grazia con la perfetta felicità.”
“Si dovrebbe continuamente ripetere il nome del Guru e meditare su di Lui per tutta la sua vita; non si dovrebbe mai dimenticare il Guru nemmeno dopo aver ottenuto la liberazione.”
“Il discepolo non dovrebbe mai mentire al Guru né rivolgersi a lui con arroganza o sedergli di fronte con un atteggiamento insolente. Un discepolo che parla con arroganza al suo Guru, sperando di avere la meglio su di lui nella discussione, diventerà Brahmarakshasa (una sorta di demone cattivo) di un posto senz’acqua in una foresta.”
“O Parvati, il Guru protegge il discepolo se questi è maledetto dai saggi, dai Naga o persino dagli Dei; Egli lo protegge anche dalla paura della morte. Gli Dei e i saggi sono semplicemente senza poteri di fronte al Guru; in conseguenza della sua maledizione perdono il loro potere e sono persino rovinati, perdendolo per sempre.”
“È solamente servendo il Guru che un discepolo acquisisce la conoscenza racchiusa nei Veda e nelle Shruti e arriva a conoscere la reale natura degli elementi. I discepoli che hanno raggiunto la conoscenza in questo modo sono chiamati Sanyasin; gli altri fanno solo mostra di essere dei Sanyasin, semplicemente indossando abiti color ocra.” (Shruti: testi sacri; ocra: colore degli abiti dei Sanyasin).
“O Dea, ti ho menzionato le qualità di una persona libera (di un’anima liberata ma ancora nel corpo grossolano). Egli davvero santifica il luogo in cui risiede.”
“O Dea, le due lettere Gu e ru congiunte costituiscono il Mantra più grande che è la grande meta alla quale tutte le espressioni contenute nei Veda e nelle Smriti conducono.”
“Proprio come una lampada può venire accesa da un’altra lampada, il discepolo, attraverso la grazia del Guru, dovrebbe acquisire la conoscenza del Brahman, il quale è eterno, senza forma, oltre i tre attributi, perfetto, imperturbato e libero da ogni contaminazione ed egoismo.”
Il discepolo molto avanzato dice:
“Per mezzo della grazia del Guru, il discepolo dovrebbe vedere in se stesso il vero Sé (Brahman); seguendo questa via di liberazione egli acquisisce la conoscenza del Sé. Tutta la creazione, animata e inanimata, è la forma grossolana di Dio; saluto il Guru di tutti i mondi che mi ha elargito la sua grazia concedendomi questa conoscenza.”
“Saluto il Guru, che è eterno ed è incarnazione di conoscenza e beatitudine. Egli non è diverso da tutto ciò che è; Egli è oltre la nascita e la morte, perfetto e senz’ego, oltre i tre attributi e sempre consapevole del suo vero Sé. Egli è al di là dell’ambito persino della Conoscenza che conduce alla realizzazione del Brahman. Egli è, per il discepolo, l’oggetto della meditazione e eterna sorgente di felicità. Egli deve essere meditato seduto al centro della Coscienza Interiore (anima) con la carnagione color alabastro.”
“Si dovrebbe meditare il Sé riflesso nella propria conoscenza interiore, proprio come si vede un’immagine riflessa in uno specchio pulito; si dovrebbe essere coscienti della verità enunciata nel Mantra ‘Io sono lui’ (Brahman).”
“Si dovrebbe meditare il Purusha (l’Essere Supremo) che è Suprema Coscienza, immaginandolo della dimensione di un pollice. Parlerò ora di come ci si sente in questo stato di meditazione.”
“Io che sono oltre nascita e rinascita, devotamente medito il Purusha, colui che mai invecchia, l’Essere Eterno, senza un inizio e al di là dei cambiamenti; Egli è davvero Suprema Coscienza e Beatitudine.”
“O Parvati – dice il Signore Shiva – ecco alcuni attributi di Brahman coi quali ci si può formare un’idea della sua natura: Egli è una sorgente di beatitudine senza precedenti, eterno, splendente, libero dalla malattia e non toccato dalla sensualità e oltre tutto ciò che esiste; Egli è colui che dona gioia e prosperità; Egli è Beatitudine stessa, oltre ogni cambiamento, impercettibile e incomprensibile; Egli è senza quegli attributi quali il nome e la forma e perciò oltre ogni descrizione.”
“Per loro stessa natura, alcune sostanze, come la canfora e alcuni fiori, hanno un effetto rinfrescante o riscaldante. Similmente, Brahman è eterno per sua stessa natura.”
“Essendo stato totalmente assorbito nel Brahman, il discepolo può restare in qualsiasi luogo; diventerà uno col Brahman proprio come un certo tipo di larva diventa una vespa.”
“O Parvati, perché dovrei parlarti a lungo della grandezza del Guru? La verità, in breve, è questa: senza la grazia del Guru è difficile per il discepolo mantenere la sua mente calma, benché egli possa studiare un gran numero di Shastra.”
“Mi inchino al Guru, perché, grazie al Mantra da lui donato, il discepolo può realizzare il proprio Sé nella frazione di un secondo e rendere stabile la sua mente.”
“Meditando costantemente il Guru, si diventa indistinguibili dal Brahman; certamente si perde l’attaccamento al proprio corpo, rango e sembianza.”
“Identificando il proprio Sé (l’anima) con quello di tutte le altre creature, si deve meditare sul Brahman, poiché nulla è più grande di quell’Essere Supremo che è oltre tutte le miserie.”
“Liberato da ogni tipo di attaccamento dallo sguardo benevolo gettatogli dal Guru, il discepolo, con la Sua grazia, dovrebbe rimanere in stato di solitudine, assorbito nel proprio Sé, che abbraccia tutta la creazione, e sperimentare la tranquillità e la libertà dai desideri.”
“Sia che riceva o no da mangiare, da vestire, ecc., e sia che ciò che riceve sia sufficiente o no per i suoi bisogni, il discepolo dovrebbe servirsene, con mente sempre contenta e libera dal desiderio.”
“C’è uno stato chiamato Stato di Onniscienza, quando lo si ottiene, si percepisce la propria anima che abbraccia tutta la creazione; il praticante prova sempre calma e beatitudine e così è felice ovunque.”
“Una persona tale rende capace non solamente la gente della propria stirpe ma anche quella di innumerevoli altre stirpi, di attraversare in un attimo l’oceano di Maya. Perciò avendolo riconosciuto come degno Guru, uno dovrebbe costantemente salutarlo con il dovuto rispetto cadendo disteso al suolo e cantandogli degli Inni. Facendo così la mente diventa stabile e si realizza il Sé.”
“Il Guru protegge il discepolo dalla collera di Shiva, ma non c’è nessuno che possa proteggerlo dall’ira del Guru. Perciò dopo aver trovato il suo Guru, il discepolo dovrebbe servirlo al meglio.”
“Un aspirante discepolo che brama la Conoscenza, dovrebbe continuamente invocare le grandi anime dei Santi fin quando il proprio cuore trova un Guru, proprio come un’ape che, bramando il miele, continua a volare di fiore in fiore.”
“Il discepolo dovrebbe evitare un Guru che riconosce essere senza conoscenza o semplicemente bugiardo e imbroglione, poiché, se costui non conosce la via per rendere stabile la propria mente, come può rendere capaci altre persone a controllare la loro? Può una roccia servire come mezzo per attraversare un fiume? Un tale Guru, che non ha attraversato l’oceano di Maya, non può aiutare gli altri ad attraversarlo e il discepolo dovrebbe semplicemente scartarlo ed evitarlo, rifiutarsi di salutarlo persino sotto costrizione poiché questo sedicente Guru causa la delusione; i Guru di questo stampo devono essere assolutamente evitati.”
“O Dea, un discepolo non dovrebbe essere lodato da tutti quanti, se non ha raggiunto lo stato d’essere del discepolo ideale, ma, anche lui, a tempo debito, attraverso la perfetta devozione al Guru, ottiene la Conoscenza.”
“Si crede che i Guru possano essere suddivisi in cinque categorie: quelli che nascondono il loro elevato stato spirituale e la Conoscenza che hanno ottenuto e che non sembrano diversi dalla gente comune; quelli che sono fermamente stabiliti nel loro elevato stato spirituale; quelli che seguono la via della devozione; quelli che osservano il silenzio con la mente sempre rivolta al Brahman; e quelli che hanno rinunciato per sempre a tutti i desideri mondani.”
“Il discepolo dovrebbe tener nascosti il Mantra, i sandali di legno del Guru e qualsiasi altro oggetto sia simbolo della sua grazia, poiché essendo stati donati a lui dal Guru stesso, quello che è stato una volta acquisito per mezzo della Grazia del Guru, da allora aiuta il discepolo a raggiungere sempre i fini desiderati.”
“Evitare il vero Guru porta alla morte e abbandonare il Mantra alla povertà. Se un discepolo abbandona entrambi, il Guru e il Mantra, egli finisce nell’inferno conosciuto come Ravrava.”
“Coloro che falsamente assumono le caratteristiche del virtuoso; i pieni di peccato; gli atei; coloro che considerano l’universo come distinto dal Brahman; i lussuriosi; i malvagi; gli ingrati; gli ipocriti; coloro che non compiono i loro doveri religiosi; i senza misericordia; quelli che parlano male degli altri; coloro che discorrono solamente per amore del parlare senza un desiderio sincero di scoprire la Verità; gli irritabili; gli ingiuriosi; i fraudolenti; e coloro che a causa dei loro vizi sono esclusi dall’adempimento di tutti i doveri religiosi, tutti questi dovrebbero essere scartati dai Guru; la Conoscenza dovrebbe essere impartita solamente al discepolo che si è sempre opposto al peccato.”
“I buoni discepoli dovrebbero scegliere i loro Guru tenendo a mente le istruzioni contenute nei versi sopra espressi, e servirli con sincera devozione.”
“G significa Shiva, u Brahman e ru il sole; il Guru (G+u+ru) ha la conoscenza perfetta del significato del Tutto.”
“Quando persino i cinque elementi primari (terra, acqua, fuoco, aria ed etere) sono distrutti al momento della Dissoluzione Universale, un’anima liberata, che ha ottenuto lo stato di Shiva, esiste come Perfetta e Onnipervadente.”
“O Dea, ti ho detto tutto riguardo alla devozione al Guru e alla meditazione su di lui. Questi insegnamenti, se seguiti sotto le istruzioni del Guru, conducono alla Liberazione. Fissando la mia stessa Mente su tutto questo, ci penso e ne parlo, poiché fa del bene a tutti; si dovrebbe davvero sempre venerare il Guru. Nessuno può trovare la strada che porta alla Liberazione senza la grazia del Guru.”
Il discepolo dice:
“Dirigendo il nostro intelletto, i sensi, il Prana, la mente e la parola verso il Guru, noi, tuoi discepoli, o Signore, ci inchiniamo davanti ai tuoi Piedi di Loto, che sono meditati con devozione, in conseguenza delle loro buone azioni presenti e passate, da tutti quelli che bramano la Liberazione.”
“Medito sui Piedi di Loto del mio Guru, che può dispensare la luce della Conoscenza e la tanto desiderata Beatitudine finale; medito sul Guru che è pura e perfetta Conoscenza e la conseguente felicità incarnata.”
La Divina Madre, Parvati, dice al Signore Shiva:
“O Grande Signore, desidererei sapere qual è il significato di Pindam e Padam. O Shankara, sii misericordioso e dimmi quale forma è al di là della forma.”
Il Signora Shiva dice:
“Pindam è Kundalini, Padam significa ‘Hansa’ o ‘Io, anima individuale, sono Quello, il Brahman’ . La Forma è il Bindu (il seme) e colui che è oltre la forma è Niranjana (Brahman).”
“Dal punto di vista mondano il Guru è solo il Guru (in quella forma umana particolare); quando, a tempo debito, il discepolo sviluppa la devozione per lui, Egli gli appare come la più grande di tutte le creature; e quando, avendo ottenuto la conoscenza, il discepolo compie tutte le azioni senza attaccamento ai loro frutti, Egli gli appare come pervadente tutta la creazione.”
“Nessuno può ottenere la Conoscenza senza la grazia del Guru, sebbene possa aver studiato i Veda e le altre sacre scritture come gli Shadanga e gli Shastra, compresi quelli che si occupano della spiritualità.”
[Shadanga: sono sei; comprendono 1) Pronuncia corretta ed eufonia, 2) Metrica, 3) Grammatica, 4)Spiegazione etimologica delle difficili parole vediche, 5) Astronomia e 6) Rituali.]
Il discepolo dice:
“Medito sul Guru che, avendo armonizzato tutte le filosofie, è libero dal dubbio e pratica la penitenza in un posto solitario; il Guru è davvero Ishwara (Dio).”
Il Signore Shiva dice:
“La meta suprema, la Liberazione, non può essere raggiunta lavorando per conseguire fini mondani; solo col lavoro disinteressato si può ottenere la conoscenza e così la Liberazione.”
“Per essere curato dalle malattie dell’esistenza terrena, il discepolo deve ripetere regolarmente la Guru Gita (L’Inno al Guru), la quale dona un’idea dell’elevato stato spirituale del maestro. Se si recita l’Inno con devozione, lo si ascolta recitato o se ne preparano delle copie e se ne donano ai meritevoli, i propri desideri saranno esauditi.
“Si deve recitare regolarmente la Guru Gita, il Mantra supremo; il potere degli innumerevoli altri Mantra non eguaglia neppure di un sedicesimo quello della Guru Gita.”
“La regolare recita del Mantra, cioè della Guru Gita, distrugge ogni peccato, pericolo, malattia, calamità, demone, spirito cattivo e la paura della morte, che deve arrivare al momento destinato; la ripetizione del Mantra evita la povertà, scaccia la paura delle tigri e dei ladri, soggioga la fame e allontana la malattia.”
“Recitando l’Inno al Guru regolarmente si ottiene la Liberazione. Una persona che lo recita per il suo benessere personale ottiene permanente prosperità e le otto Siddhi o poteri soprannaturali: 1) diventare piccolo come un atomo, 2) levitare a piacimento, 3) il potere di ottenere qualsiasi cosa, 4) una volontà irresistibile, 5) il potere di aumentare di dimensione a piacimento, 6) superiorità 7) l’abilità di soggiogare, e 8) la capacità di realizzare tutti i desideri.”
“In un posto pulito e delizioso si dovrebbe stendere una piccola stuoia di erba kusha e su di essa una pelosa pelle di antilope. Ci si dovrebbe sedere tenendo la schiena e la testa diritte e con mente ferma cominciare il japa (ripetizione) del Mantra.”
“Al fine di raggiungere degli scopi terreni, si deve, mentre si medita, coprire la propria seduta con della stoffa di colori differenti: per allontanare il male, la stoffa dovrebbe essere bianca; per soggiogare o vincere una persona, rossa; per ottenere scopi malevoli, nera; e per acquisire ricchezza, gialla.”
“Ci si deve orientare in una particolare direzione durante la ripetizione dell’Inno con lo scopo di ottenere fini mondani: per evitare il male, bisogna rivolgersi a Nord; per soggiogare o vincere un nemico, a Est; per distruggere un nemico, a Sud e per sopprimere qualsiasi forza o sentimento, a Ovest.”
“Coloro che ripetono regolarmente il Grande Mantra sono liberati dai legami, ottengono la Liberazione, tutte le gioie e le comodità e diventano sempre più devoti ai loro Guru. Poiché le loro cattive azioni sono state distrutte, ottengono solamente i frutti di quelle buone. Raggiungono persino i fini normalmente impossibili da raggiungere e sono liberati dalle cattive influenze dei pianeti.”
“Ripetendo regolarmente il grande Mantra, il discepolo si salva dagli insani effetti dei cattivi sogni e beneficia degli effetti di quelli buoni; è sempre in pace; è benedetto con lunga vita, salute, ricchezza e numerosi figli e nipoti; vive nelle comodità libero da malattie, sofferenze, paura, impedimenti e difficoltà; tutti gli ostacoli sono allontanati; raggiunge le quattro mete della vita mondana: merito religioso, ricchezza, la realizzazione dei propri desideri e la Liberazione.”
“Chi compie la ripetizione e la meditazione del Mantra, indubbiamente ottiene tutto ciò che desidera. Il grande Mantra è proprio come la mucca, che si crede esista in paradiso e che dà tutti gli oggetti desiderati; è come l’albero paradisiaco che dà ciò che si desidera ed è come la prodigiosa gemma Chimtamani che si ritiene possa fruttare al possessore tutti i desideri che egli insegue. Una persona che prepara e distribuisce alle persone meritevoli copie dell’Inno al Guru, ottiene suprema beatitudine.”
“Se lo reciti con questo proposito, vedrai i tuoi desideri realizzati; i devoti della Madre Divina, il Sole, Shiva, Ganesha e Vishnù lo ripetono e, o Dea Parvati, certamente raggiungono le loro mete.”
“Adesso, o Graziosa, ti dirò in quale luogo ci si dovrebbe sedere e ripetere l’Inno affinché i propri desideri possano essere realizzati. I luoghi favorevoli sono: un posto circondato dal mare; la riva di un fiume; le località sacre; i templi di Vishnu, Shiva, della Madre Divina o di qualsiasi altra divinità; una stalla per le mucche; lo spazio sotto un baniano o albero di amalaka (Emblica Officinalis); Vrindavan; qualsiasi luogo pulito e incontaminato e dove si eseguono spesso riti religiosi. Una volta raggiunto uno di questi luoghi, il discepolo dovrebbe iniziare a ripetere l’Inno con mente concentrata e in silenzio. Con tale ripetizione si ottiene il merito di cento sacrifici di cavalli, il successo in tutte le imprese desiderate e acquisisce la Liberazione.”
[Sacrificio di un cavallo: cerimonia vedica molto antica celebrata in India nel passato]
“Con lo scopo di lavarsi e pulirsi dallo sporco del mondo e liberarsi dai legami terreni, coloro che si impegnano nelle pratiche spirituali, dovrebbero bagnarsi regolarmente nelle acque dell’Inno al Guru.”
“I luoghi veramente santi sono quelli dove dimorano i Guru che hanno la conoscenza del reale e dell’irreale e anche quella del Brahman.”
“Il discepolo saggio dovrebbe costantemente e con devozione dirigere la sua mente verso il Guru, pensandolo come colui che non è mai rinato. Dovrebbe vivere per sempre nel luogo santificato dalla presenza del Guru e così facendo ottiene gioia in tutte le circostanze e ovunque.”
“Chi ha ottenuto la conoscenza ripetendo costantemente l’Inno al Guru diventa uno col Guru proprio come l’acqua di mare mischiata con il latte o con l’acqua dolce ne diventa indistinguibile; proprio come lo spazio dentro ogni brocca è indistinguibile dallo spazio universale infinito e proprio come l’anima individuale, una volta ottenuta la Conoscenza, si fonde con l’Anima Suprema.”
“O Graziosa, nessun’altro Mantra è così grande come l’Inno al Guru. Niente supera il Guru; questa verità io ti ho rivelato.”
“Solo quando il Guru è soddisfatto, i sacrifici, le penitenze compiute e la carità praticata dal discepolo nel corso di numerose incarnazioni, portano frutti.”
“Io ti ho rivelato questo grande segreto. Deve essere tenuto nascosto ma può essere trasmesso al discepolo impegnato nel servire il proprio Guru.”
“Cara, questo Mantra può essere comunicato al discepolo molto saggio e virtuoso, sinceramente devoto al proprio Guru.”
“Colui che costantemente pratica la ripetizione del Mantra ricevuto dal Guru, certamente ottiene la realizzazione spirituale o Liberazione.”
“Il Guru rappresenta il supremo Tirtha o luogo di pellegrinaggio; comparata a lui qualsiasi altra meta è insignificante. La cultura, la ricchezza, il potere, la carità e la prosperità di chi, o Graziosa, non serve regolarmente il proprio Guru sono inutili.”
“Ci sono molti sedicenti Guru che sono interessati solamente ai soldi dei loro discepoli e non li guidano sulla via spirituale per la semplice ragione di non essere competenti nel farlo; un vero Guru che rimuove la sofferenza dei suoi discepoli è difficile da incontrare, o Dea.”
Il discepolo dice:
“Mi inchino al mio Guru, questo essere divino costantemente immerso nel Brahman i cui Piedi di loto sono caldi di amore e compassione; attraverso la sua grazia ho sperimentato che io sono Vishnu e che ho creato tutto ciò che esiste.”
“Saluto il grande Mantra del Guru che è l’unico Mantra che può salvare il discepolo nell’attraversare l’oceano del mondo; questo Mantra è perfetto e santificato, adorato da santi e dei e scaccia la povertà, la sofferenza, la paura e il dolore.”