La sadhana dello shmashan

 

Tratto da Aghor Guru Guh

“Un giorno, in compagnia di Gurudev Aghoreshwar, stavo andando verso lo shmashan (campo crematorio). Io fremevo poiché l’attenzione della mia mente era rivolta al puja del Dio nello shmashan. Procedevo verso lo shmashan situato sulla riva di un fiume, in compagnia di Gurudev Aghoreshwar, portando nella borsa tutto l’occorrente per celebrare il puja. Improvvisamente Gurudev girandosi all’indietro vide il giovane asceta Sambhav arrivare tutto trafelato. Gurudev gli disse: “Come mai arrivi tanto frettolosamente e bagnato fradicio di sudore? ” Dopo essersi inchinato egli rispose: “La vita è oscura. La natura della vita era una via difficoltosa. Ho dovuto guadare a piedi tre fiumi sotto forma di donna, ed il calore fisico mi stava bruciando brutalmente. Dada! E’ vero che se l’universo degli Aughar comincia a riscaldarsi poi inizia a piovere copiosamente? E’ convinzione diffusa credere che quando gli Aughar siedono nudi per l’intera giornata sotto la luce ed il calore del sole poi attraverso questo stesso calore mandino in ebollizione l’universo, e successivamente piove così pesantemente per tutto il giorno andando al di là di ogni possibile immaginazione. Oggi quando vidi un Aughar sopra la cima di una montagna fui pervaso dalla paura, poiché oltre a lui vidi anche che l’effetto e la forza della sua sadhana cominciava a far alzare nel cielo verso occidente frammenti di nubi. Per questa ragione giacché minacciava di piovere con imponenza, dalla paura che poi mi diventasse impossibile guadare il fiume, mi sono incamminato con prontezza e decisione per andarmene via di là. Raggiunta la parte opposta del fiume arrivavo dentro l’accesso dello Yantra, quando il cielo si avviluppò in una morsa di dense nubi. A causa di quelle oscure nubi si fece buio. Poiché le nubi entrarono in collisione tra loro cominciarono i tuoni ed il brillare dei lampi. Cominciarono a sentirsi tutto intorno tumulti di battaglia, lamenti ed incominciò a levarsi uno stridente e terribile suono. L’intera atmosfera circostante divenne terrificante ed improvvisamente iniziò a piovere pesantemente. Le onde del fiume cominciarono a collidere tra loro.

Proprio nel mezzo di questo racconto, il sadhak Sambhav esclamò: “Come ti stavo dicendo, la pioggia passa ogni limite ed agita i fiumi dove il calore degli Aughar ha riscaldato. Là successe proprio la stessa cosa. Adesso non è neanche possibile avere della legna secca. E’ impossibile ora accendere il fuoco e reperire tutto il materiale, che è necessario per il puja.

Gurudev Aghoreshwar rise vigorosamente e disse: “Non essere turbato. Con la miscela dell’essenza del fuoco e della aria le nubi del cielo si diraderanno. Il livello dell’acqua dei fiumi decrescerà. Proprio qui vicino, ad un miglio di distanza c’è un villaggio dove vive Gohan che è un mio devoto. Egli ha tutto l’occorrente per il puja. Vai là senza fretta e porta l’occorrente. Invita anche Gohan.

Il sadhak Sambhav chiese: “Dada! Questo devoto non sarà in qualche modo un impedimento per la celebrazione del puja?”.

Aghoreshwar rispose: “No, egli non sarà un impedimento, bensì un aiuto. Egli compirà la migliore sadhana. Egli vive nell’illuminazione. Conserva questo segreto attentamente. In quell’istante avendo tuonato si vide un incandescente fulmine ed il vento cominciò a soffiare forte. Di lì a poco le nubi sparirono dal cielo. L’acqua dei fiumi e dei rigagnoli cominciò a decrescere. Sembrava come se le stelle avessero posato il loro sguardo sull’altare del puja. Il sadhak Sambhav, avendo guadato il profondo letto del fiume, si incamminò e raggiunse quel villaggio di Gohan. Là prese l’occorrente per il puja che era conservato nella casa di Gohan ed insieme a questi raggiunse lo shmashan in tempo.

Gohan dopo essersi inchinato a Gurudev, avendo fatto la mia conoscenza e quella di Sambhav disse: “Dada, sei singolare. La tua suprema umiltà incombe sui sadhak e si manifesta attraverso la tua ispirazione, la tua protezione e la tua grazia”. Aghoreshwar disse: “Oh, loro sono curiosi ma anche apprendisti costanti. Laviamo velocemente lo Yantra della Devi e predisponiamo tutto quello che occorre per il puja nell’urna di fronte alla Devi”.

Si oscurò dappertutto. Sembrava come se nel pieno della notte le stelle del cielo stessero guardando furtivamente il puja dei virtuosi. Dopo aver raccolto vari fiori come rose, oleandri, orhul, vino pesce ecc. essendoci radunati con Gurudev Aghoreshwar, io ed il giovane asceta Sambhav quel giorno potemmo vedere gli occhi puri di Aghoreshwar. Il sadhak Sambhav cominciò a dire: “Oh sì! Non ho mai visto simili occhi compassionevoli, neanche quale figlio amato dai miei genitori. Neppure nella contemplazione e visione della Devi vidi simili occhi pieni di compassione. Mentre il sadhak Sambhav era preso dal suo dire e dal suo pensare venne assorbito in se stesso ed acquisì la condizione del Samadhi. Anch’io e Gohan realizzammo la medesima condizione. Il sadhak Sambhav rimase sconcertato quando vide che Aghoreshwar, seduto per terra nella posizione del loto, cominciò a sollevarsi staccandosi dal suolo per un metro circa.

Entrambi i sadhak, dopo aver fatto le offerte al Pran che dimora nel corpo, diedero cinque offerte anche al fuoco eterno. Essi videro il loro Guru Aghoreshwar fare alcune offerte nel Pran, in mezzo a quella luce emergente dal fuoco ardente del puja. L’attraversamento del fiume in piena per l’abbondante pioggia caduta causò l’inevitabile ritardo per il quale Bhairavi-Bhavani non era ancora arrivata. La sua assenza aveva cominciato a causare ansietà. Era molto tardi. Poco prima che il puja terminasse, non appena Aghoreshwar terminò di fare l’offerta dei fiori raccolti nel suo cestello, infine arrivò Bhairavi-Bhavani. Non è possibile descrivere qui la grandezza del loro incontro e la gloria del puja. Leggerete e vedrete come avvenne questo in qualche altro posto. Era strano e misterioso che nel corpo si svolgesse la grande rappresentazione della venerazione della grande Madre, vedendo la quale il giovane asceta Sambhav naturalmente si incuriosì. Dopo questo, istantaneamente dal corpo di Aghoreshwar emerse un raggio di luce grande come il pollice di una mano dentro il quale cominciai a vedere la mia immagine, quella del sadhak Sambhav e Gohan. Noi sadhak ci spaventammo. Successivamente vedemmo che Aghoreshwar, levitando ad un metro circa dal suolo nel mezzo delle fiamme scintillanti del fuoco, si sollevò ulteriormente volando nel cielo in compagnia di due Devi munite di kappar (ciotola ricavata dal coco de mer, Lodoicea maldivica) .

In seguito a ciò, le immagini del mio giovane asceta e di Gohan che si erano inchinati deliberatamente di fronte a lui, cominciarono a cantare la gloria di Aghoreshwar. Svanita questa scena sembrò come se fosse avvenuta una terribile esplosione nel cielo. Cominciò a tremare dappertutto. I riflessi delle fiamme e la luce che il fuoco produceva nello shmashan si riflettevano sulle foglie verdi dell’albero del pipal, risultando molto più affascinanti della luce di Dipavali. La schiuma effervescente della corrente del fiume bianca e pulita simile ad una veste si muoveva verso l’impetuoso fuoco cercando di calmarlo e di ammantarlo. Improvvisamente il Mantra Om Ma Krin cominciò a risuonare diffondersi attorno. Nel contempo e per un attimo, cominciarono ad udirsi nello shmashan, provenienti dal Kapal, voci terrificanti somiglianti a risate di cavalli. Si levò dalla sommità del Kapal l’incantevole aria, dolce e melodiosa, di una musica soave, che pervadendo l’intero panorama e l’atmosfera, pareva avvolgere tutto in un sogno, affascinante ed attraente.

Improvvisamente la mano destra di Aghoreshwar si alzò verso il cielo. Nell’albero del pipal ci fu un improvviso tremore. Le acque increspate del fiume si pacarono e la corrente d’acqua riprese a scorrere nella sua consueta via.

Svanita la paura gli spaventati sadhak ritrovarono piuttosto in fretta la condizione normale. Le immagini del mio giovane asceta sadhak Sambhav e Gohan aventi la grandezza di un pollice della mano entrarono nel corpo di Aghoreshwar. Simultaneamente le due Devi, rotolando, venivano assorbite nel corpo della Bhairavi. Alla conclusione di questi eventi soprannaturali il sadhak Sambhav disse: “Ho visto tutto questo? E’ proprio questa la pervadente forma di Kapaleshwar? Si muove nell’atmosfera proprio così e rimane in questo mondo?

Portandoci nel tuo corpo e avendoci fatto così assumere la tua forma, hai donato a noi tutto il coraggio porgendoci il dono della presenza di Dio, e poi sei scomparso. Dada Aghoreshwar! Per il memorabile puja che tu hai compiuto nello shmashan, che ci ha elargito il tuo contatto divino e mostrato la tua reale forma, noi in questo momento ci sentiamo obbligati nei tuoi confronti, e ti saremmo obbligati per sempre. Aghoreshwar disse: “Oh no, questa difficile venerazione viene adempiuta da quelle persone che, essendo divenute padrone dei propri sensi, hanno in tal modo esiliato la mente. La vista di una manifestazione così evidente è ottenuta solo attraverso la venerazione adempiuta da simili adoratori (sadhak). E’ felice come un giorno di Brahma (un’era la cui durata è di 4.320.000.000 di anni dei mortali) il momento in cui Mahakal, il Dio dello shmashan, prende l’offerta di un corpo senza vita. Fare solo il puja per anni è come l’assenza di pioggia che inaridisce il terreno, un simile adempimento non può far ottenere alcun frutto desiderato; ecco perchè si dice che nella vicinanza del Guru il Mantra è risvegliato, che si conosce Dio e che i sensi sono controllati. Alla fine, come risultato, la pace placherà il mondo. E’ questo il mistero della venerazione del Dio dello shmashan.

Sta per farsi mattino. Sono le tre, andiamo, abbiamo tutte le nostre attività quotidiane da svolgere, questo è il momento opportuno per lasciare questo posto poiché a momenti gli abitanti della città e la gente dei villaggi circostanti cominceranno a venire in questo luogo per offrire le salme a Mahakal che qui vive, ardendo sotto le sembianze del fuoco della morte. Non è conveniente rimanere ulteriormente. Immergi l’altare dello shmashan nell’acqua. Sotterra tutte le altre cose nella sabbia. Il quattordicesimo giorno di luna nera del mese di vaishak noi ci raduneremo ancora qui per l’insolita e meravigliosa venerazione di Kapaleshwar.

Su questa terra il servizio delle persone che sono simili a Dio è una grande missione. Dovremmo aderire con la pulsazione del piacere a questa grande e pura missione, proprio nello stesso modo in cui noi abbiamo fede nel nostro Pran.

Giacché per un momento gli occhi del devoto Gohan e del mio giovane asceta sadhak Sambhav rimasero chiusi, noialtri ignoriamo i misteriosi atti che nel frattempo Aghoreshwar compì. A noi non fu dato sapere riguardo a chi se ne andò e dove. Sì, per un momento il sadhak Sambhav (Saugat) vide Aghoreshwar allontanarsi con una tale rapidità che i suoi piedi non toccarono neppure la terra. Egli così, si alzò tanto in alto e con una tale rapidità che è impossibile descrivere.

Io, il giovane asceta Sambhav e Gohan sentimmo che eravamo pervasi da molta luce. Non ci costava alcuna fatica percorrere la via, era come se fossimo sollevati da terra e ci sembrò che le nostre stesse gambe ci portassero verso le nostre rispettive mete.”