A causa dell’ignoranza commettiamo

ingiustizia verso noi stessi

 

Domenica 29 dicembre 1991, rivolgendosi alle madri, ai devoti e agli ammiratori nel Ganeshpeeth del Shri Sarveshwari Samooh Sansthan Devsthanam, a Parao, Param Pujya Aghoreshwar disse:

In questa vita che diventa sempre più breve con il passare dei giorni, è nostro dovere valutare ciò che abbiamo fatto verso noi stessi, Dio, la società e la nazione. Di solito trascorriamo la maggior parte del tempo nel commettere ingiustizia nei confronti del nostro stesso Sé. Se fossimo noi a stabilire la punizione per l’ingiustizia fatta a noi stessi, allora tutto potrebbe essere perdonato. Tuttavia, se facciamo affidamento sulla religione, sulla pietà e pensiamo di essere perdonati, allora si dovrebbe comprendere che non c’è nessuno che ci possa perdonare. La religione non ci può perdonare né, implorando, nessuna incarnazione, dea o divinità potrebbero farci l’elemosina della grazia. È al di sopra della capacità di chiunque.

Sappiamo che, nel contesto attuale, la condotta di diverse incarnazioni divine non è adatta a noi, ma, nonostante ciò, cantiamo le loro lodi. Non possiamo mettere in pratica il comportamento di Rama. Non possiamo nemmeno mettere in pratica quello di Krishna, del quale, molti modi di agire, oggi, sono severamente condannabili. Non possiamo mettere in pratica il comportamento di Parashurama che aveva ucciso la madre. Nonostante ciò, invochiamo tali incarnazioni e pensiamo che la nostra vita sia dedicata a Dio. Non è così, fratelli. In questo modo, commettiamo una grande ingiustizia nei nostri stessi confronti, in quelli della nazione, della società e di Dio. Non ci tratteniamo e commettiamo una grande ingiustizia e, tuttavia, imploriamo il perdono. Chi ci perdonerà? Nessuno ci perdona. In tale situazione, se riuscite a stabilire la vostra stessa punizione e a subirla volentieri, allora, come si afferma negli shastra a proposito della reincarnazione, la rinascita avverrà in una buona famiglia, tra brave persone, in un buon paese. Se, invece, continuate a commettere ingiustizia verso voi stessi, tutti potrebbero perdonarvi; supponiamo che persino Dio possa perdonarvi, la vostra anima, però, non vi perdonerà. Non vi perdonerebbe. Vi farebbe male per tutta la vita. Nell’ultimo momento, le lacrime vi scenderebbero dagli occhi. La vita rimane frustrata e soffocata in gola. Nonostante la buona volontà, non si riesce a dire niente.

Tutti quei figli, nipoti, fratelli e parenti per i quali facciamo qualsiasi cosa, ci sembrano penosi. Ci sembra che siano fonte di angoscia. Sebbene sopportiamo tutti questi tormenti, teniamo gli occhi chiusi e, restando nell’oscurità, patiamo un immenso dolore. Non c’è fine alla sofferenza. In una tale situazione, da questa via di dolore e afflizione, per giustizia verso il nostro stesso sé, dovremo fare la nostra scelta affinché nella mente, nell’anima e nei sensi ci sia felicità. Non dovrebbero arrecarci dolore e angoscia e distruggerci con quella mentalità. È per conoscere, ascoltare e imparare tutto ciò che le persone fanno visita agli uomini nobili, ai santi, ai guru e riferimento ai testi sacri. Quando una tigre attacca un animale più debole, questo si rifugia nelle caverne e in foreste molto fitte. Si rifugia sugli alberi o entra nell’acqua. Nessuno di noi ha un posto simile in cui trovare rifugio perché, ovunque andassimo e ovunque ci spostassimo, vedremmo noi stessi e, dovunque ci trovassimo, questo dolore ci tormenterebbe. Forse, nel luogo in cui non saremo con noi stessi, non ci sarà dolore. Non esistono luoghi in cui non vediamo noi stessi. Vedersi è come commettere ingiustizia verso se stessi. Entrambe le cose hanno lo stesso nome, fratelli!

Parlando con sincerità, noi esseri umani abbiamo una visione molto limitata, sebbene abbiamo figli, nipoti, fratelli, parenti, cibo, acqua, braccia, gambe e ogni cosa. A causa di questa limitata visione, dobbiamo patire un dolore eccessivo e commettiamo una grande ingiustizia verso noi stessi. Per ottenere la liberazione da queste sofferenze, il darshan di qualcuno non servirà a niente. Se pensate che con il darshan tutto andrà bene, non succederà niente finché non vedrete il vostro stesso Sé.  Non dovremmo riporre speranza in un darshan favorevole. Se vediamo un leader nazionale o un giudice della corte suprema passarci accanto tutti i giorni e pensiamo che il leader possa concederci qualche beneficio o che la mera vista di un giudice ci dia giustizia, tutto ciò è inconcepibile. Cose così non accadono nemmeno nell’immaginazione.

Allo stesso modo, se pretendiamo qualcosa da una mente inconsapevole, dalla divinità del tempio o da un idolo inanimato, stiamo tenendo le nostre vite nell’oscurità. È per conoscere tutto ciò che cerchiamo il riparo dei santi, degli uomini nobili, delle scritture, dei monasteri, degli ashram e delle tombe; perché non si riesce a conoscere queste cose nei templi, nelle moschee e nelle chiese. Lì, la condizione è di restare privi di vita, inconsapevoli e deboli. Non c’è nessun beneficio nel condurre una vita simile.

Sulla terra, gli uccelli e gli animali, che non hanno limiti, sono migliori degli esseri umani. Vagano senza confini. Non raccolgono niente. La massima “Mangia oggi e conserva per il domani” per loro non ha nessuna importanza. Sono soddisfatti di qualunque cosa abbiano e si affidano a quello Sconosciuto per il domani. Noi esseri umani, però, siamo così intelligenti che accumuliamo cose per parecchi mesi e la conseguenza di ciò è che patiamo un gran dolore, perdendo la nostra preziosa vita come un ragno che resta intrappolato nella rete che ha teso da solo. Dovremmo sentire completamente e scoprire se la nostra vita è così.

Fino ad oggi abbiamo chiamato Dio e Dea e considerato tali degli idoli inanimati, abbiamo ritenuto consapevole l’inanimato e abbiamo trascurato gli esseri umani consapevoli, nei quali Dio ha fatto la deificazione di un idolo. Questa è l’ingiustizia che può distruggere la nostra mentalità. Se la mentalità è rovinata, giustamente si dice che: “Il momento della morte non uccide nessuno con un bastone ma ne porta via, invece, l’acume, la forza, l’intelligenza e il pensiero”. È meglio lasciare la terra anziché condurre una vita del genere perché nel mondo, che è come un mercato, si possono vendere a basso costo tutte le merci e si misura il prezzo di ogni cosa. Non esistono merci senza prezzo. Tuttavia, noi compiamo la semplice azione di acquistarle per diventare uomini di grande reputazione e incoronati nella società e nello stato, in modo che la gente ci lodi e noi diventiamo degni di lode. Nascono così molti pensieri riprovevoli che creano confusione nella mente. Si crea una situazione in cui “sembra che la corda sia un serpente”, ma dopo avere capito davvero che la corda non è un serpente, la mente si sente piena di rimorso verso se stessa.  A causa di tale ignoranza commettiamo dell’ingiustizia nei confronti di noi stessi e, per tali ingiustizie, subiamo una punizione. Sarebbe bello se potessimo stabilire da soli la punizione, altrimenti l’anima soffrirà e sarà depressa e corrotta. Quando l’anima di un individuo si degrada, si deprime e cade, nella vita si prepara a commettere qualsiasi azione. È pronto a commettere qualsiasi azione. Che sia maschio o femmina, non ci sono parole da usare per costui se non una parola di grande dolore, una parola di estremo dolore.

In seguito, facendo riferimento al modo sbagliato di pensare della gente, Param Pujya Aghoreshwar disse: “Nell’anno passato molte persone hanno festeggiato con gioia il compleanno del proprio figlio. Non si sono accorti che la vita del figlio si è accorciata di un anno, così come lo è anche la mia vita. Non è un giorno di felicità, anche se le persone pensano che lo sia. Festeggiano i compleanni. Hanno un modo di pensare del tutto sbagliato. Non dicono: ‘Sono afflitto e mi dispiace che la tua vita si sia accorciata di un anno’. Perciò, se possiamo fare qualcosa per noi stessi in questi pochi giorni di vita, dobbiamo farlo davvero. Altrimenti siamo morti, pronti per commettere delle ingiustizie verso noi stessi. Nessun’altra corte, se non la nostra anima, proclamerà il giudizio. Di notte, saremo tormentati da sogni crudeli e cattive tendenze di pensiero. Sarebbe una tortura estrema. Se un uomo lo desidera, può liberarsi da tali tendenze. Per questo fine, dovrebbe sedersi, di notte, in solitudine, con concentrazione, ricordare ogni cosa e, o rifletterci sopra con un atteggiamento di calma, o lasciarlo silenziosamente nel nulla. Non ci sarà nessuna vibrazione. Se si continuano a generare delle onde, come le increspature che si formano nell’acqua gettandovi un sasso, il disagio aumenterà. La nostra vita senza successo ci scuoterà con violenza.

Oggi i giovani che hanno successo godono ovunque di grande rispetto. La gente si sposta dietro di loro per rispondere ai loro scopi. Si sforzano di sviluppare una relazione da costoro. Nessuno, invece, vuole anche soltanto vedere le persone che non hanno successo. Nessuno pensa mai che una vita di successo possa diventarne priva e che, a volte, una vita senza successo possa persino raggiungerlo. Giustamente si dice che non tutti i giorni sono uguali. Non c’è un giorno che sia uguale per ogni individuo. Ci sono ascese e cadute, alti e bassi per tutti. Oggi, la condizione delle persone ricche è molto diversa. Anche le persone appagate in tutto e per tutto devono sperimentare alti e bassi, ascese e cadute. Solo i santi non sperimentano alti e bassi, ascese e cadute. I santi non sono come i rigagnoli o gli uomini dalla mente meschina, che durante l’inondazione, con l’acqua al massimo livello, sembrano fiumi, ma che, dopo qualche tempo, si seccano fino a diventare una fonte attraversata dai cani.”

Riferendosi alla diffusione del conflitto nelle famiglie negli ultimi tempi, Param Pujya Aghoreshwar disse: “Tutto ciò è dovuto all’odio che sia ha gli uni verso gli altri. È a causa dell’odio che dobbiamo patire ogni dolore e siamo costretti a condurre una vita disonorevole. Oggi, le persone che vivono una vita senza rispetto tra fratelli, parenti, amici e familiari, oltre ad essere offesi e insultati, non cercano il riparo di santi, grandi anime e uomini nobili. Non si rifugerebbero nei monasteri, negli ashram e nelle tombe. Se andassero da qualche parte, è nei templi che si rifugerebbero. Pensano di venerare l’inanimato. Forse io traggo beneficio dalla preghiera. L’inanimato non vi farà del bene ma vi renderà ancora più esanimi. Priverà di vita la vostra intelligenza. Vi frustrerà. Vediamo tutto ciò, eppure ci crediamo. In questa situazione la mia unica intenzione potrebbe essere di non dirvi più niente.

Non è piacevole parlare e non mi piacerebbe sentire la vostra voce alta e roca perché ciò che si dice lentamente e in modo sommesso, a bocca chiusa, si può percepire subito. È la voce dell’anima. Qualunque cosa si dica con voce alta e roca non rappresenta la voce del Sé. È come la capra del macellaio che ad ogni passo va verso il macello. Vedo tutti muoversi verso il macello. Tutti sono inclini a massacrarsi. Ciò è conosciuto come omicidio di massa. Tutti ne sono coinvolti. I santi e le grandi anime non vogliono vivere tra gli assassini di massa. Per i santi è meglio stare da qualche parte nelle foreste o in luoghi deserti, sedersi sulle rovine cadute o rimanere sotto un albero vicino a una strada isolata e lì trascorrere il tempo anziché restare in simili paraggi.

In seguito, coinvolgendo in maniera concreta nella pratica del Prana, Param Pujya Aghoreshwar disse che dobbiamo pregare lo sconosciuto che è dentro di noi sotto forma di vita che tutto include, poiché il giorno in cui tale forza vitale scomparisse, i nostri fratelli e i nostri parenti getterebbero via o brucerebbero questo corpo come un qualcosa di insignificante. Nessuno gli darebbe valore. Dovremmo noi stessi prendere una decisione riguardo a ciò che faremo e ciò che non faremo con questi essere umani.

Spiegando l’importanza della pratica, Param Pujya Aghoreshwar Mahaprabhu disse che come un dottore o un avvocato, appena conclusi gli studi, non hanno valore se non si sono dedicati alla pratica, così è nel campo della santità. Bisogna praticare per tutta la vita. Se non si pratica, tutto perde valore, è privo di significato e ipocrita.

Allo stesso modo un capofamiglia è come se avesse una collina nel palmo della mano. Un Grihasta che non è addestrato alla giustizia è un capofamiglia inesperto. Non è nemmeno un capofamiglia. Gli affari di famiglia lo affliggono. Altrimenti quella stessa collina che ha nelle mani, gli sembrerebbe un seme di senape o un frutto di amla (phyllantus emblica). Sarebbe in grado di portare un seme di senape o un frutto di amla. In caso contrario, sarebbe schiacciato dalla pressione della famiglia. Dopo essere stato schiacciato duramente, la sua vita diventa infruttuosa. Una vita infruttuosa è degna di censura e boicottaggio da parte di tutti. Per questo motivo ci si dovrebbe impegnare in una pratica virtuosa.

Mettetevi seduti, di notte, mentre tutto il mondo dorme, ricordate le vostre azioni e osservatele intensamente con mente consapevole e soppesate voi stessi con un buon metro di giudizio. Se siete coinvolti in azioni spregevoli, non sarete in grado di attraversare l’oceano mondano come attraversereste un fiume con l’aiuto di una barca, pagando una somma sulla riva.”

In seguito, Param Pujya Aghoreshwar parlò, in un linguaggio da santo, enigmatico e simbolico, delle persone assorbite dal godimento fisico. Disse: “Possiamo vedere la condizione di chi è coinvolto nella ricerca dei piaceri del letto. Costoro fanno aumentare la contaminazione dell’ambiente. Coloro che ricercano i piaceri del letto, non sarebbero in grado di riscattare se stessi sulla terra. Annegheranno e moriranno nell’oceano della mondanità. Per questo motivo si dovrebbe essere meno coinvolti nella ricerca dei piaceri del letto. Non dico che non dovreste impegnarvi nell’essere dei capifamiglia. Dovete farlo, ma la cosa dovrebbe stare nei limiti e nel momento opportuno. Tutto ciò è dolore e, sebbene le persone lo sappiano, compiono un’ingiustizia verso se stessi. Dobbiamo pensare: cosa stiamo facendo? Con questo comportamento non potremo attraversare l’oceano della mondanità. Si tratta di vedere il mondo come un oceano con innumerevoli sofferenze e numerose creature pronte a mangiarvi, se andaste a nuotare. Stanno mangiando e inghiottendo tutti gli esseri umani. Tuttavia, la notte, senza aspettare l’alba, fa lo sforzo di nuotare che porterebbe all’annegamento.

Infine, Pujya Baba disse: “A tutti voi piacciono abbastanza la falsità e il pettegolezzo. Pensate che molte delle storie dei libri antichi siano vere. Molte vi sembrano segno di fede nella divinità. Non è affatto così. Tuttavia, se ve lo dicessi, mi chiamereste bugiardo. Non siete pronti ad accettarlo perché la mente è dominata dall’inanimato. Se dicessi di non fare una cosa in particolare e di astenersi dal farla, la gente non sarebbe d’accordo e farebbe lo stesso lavoro. Se dicessi di fare un certo lavoro, mi direste che è un compito molto difficile, che questo lavoro non fa per voi, che siete deboli. Trovereste delle scuse per liberarvene. Se siete deboli e volete esserne liberati, non dovreste commettere un’ingiustizia verso voi stessi. Se, però, non siete d’accordo con ciò che ho detto e continuate a commettere un crimine dopo l’altro verso voi stessi, allora si tratta della vostra volontà e di una vostra scelta.

In seguito, Pujya Mahaprabhu salutò l’anno 1991: “Questo è stato un anno pieno di crimini e peccato. L’intera comunità umana sulla terra era in crisi. C’è stato spargimento di sangue in tutti i paesi del Golfo. La Russia è stata disintegrata. In India si sono succeduti tre primi ministri e ci sono stati grandi sconvolgimenti politici. Siamo diventati poveri. Argento, oro, gioielli sono stati venduti. Sono passati nelle mani di qualcun altro. Siamo obbligati a comprare cose molto costose per il nostro sostentamento. La gente è scettica sul fatto che tornino indietro oppure no. Io non lo so, solo Dio lo sa. Quest’anno è andata così. È stato un anno di estremo dolore per tutto il genere umano sulla terra. Gli esseri umani hanno manifestato un comportamento inspiegabile con gli altri uomini in nome della giustizia.

Con queste parole mi inchino allo Sconosciuto che risiede dentro di voi e mi congedo.”