Percorso

 

La vera adorazione


Discorso tenuto durante il Navaratri autunnale il giorno 25 settembre 1987 presso la Sarveshvari Samuh, Ganesh Pith, Parav, Varanasi.


Spettabili Madri e cari confratelli,
in questa sera di Navaratri fra il secondo e il terzo giorno di questo periodo lunare, proprio in questa occasione alcune persone riservate hanno espresso i loro intimi pensieri. Anch’io desidero che la gente non nasconda i propri pensieri ma che li esprima chiaramente. Anche voi sapete bene che questo è il samsara: dal corpo alla mente, il samsara è ciò che è apparenza, dove tutto è avvolto dalla maya e nulla ha veramente significato reale. Così gli esseri viventi sono preda del potere di attrazione della maya e per sottrarci dal suo gravoso vincolo, noi continuiamo a compiere questa devozione. O Madre, nonostante tutte le cose conosciute e anche comprese, siamo costretti a non sapere quali azioni stiamo compiendo, che cosa stiamo combinando; secondo la mia capacità di comprensione questa  cosa è buona, ma forse per qualunque altra persona codesta cosa può anche  essere cattiva e per qualcun altro può anche essere biasimevole. Per la nostra personale felicità, per la nostra pace individuale, dacci la giusta ispirazione .

Se riflettiamo molto su  qualcosa considerando  tutti i punti di vista, allora sì possiamo comprendere pienamente il nostro discorso, dato che proprio da ciò dobbiamo incominciare. Considerate dunque che quando  siete venuti qui, avete potuto incontrarmi, così possiamo conoscerci e comprenderci l’un l’altro, così posso parlare di ciò che ho compreso e che ho conosciuto, ciò che invece non ho compreso né conosciuto o mi risulta per sentito dire  o che viene ripetuto come chiacchiera,  non merita di essere riportato, né come pensiero né come voce altrui, in quanto destituita di concreto fondamento. Fratelli, noi quindi nella ricorrenza di Navaratri dobbiamo tenere  discorsi fondati con riferimento a  questa particolare occasione; parlare del più o del meno o di questioni di lana caprina a che cosa può servire?

Per la mia pratica devozionale, sono raccolto nella concentrazione mentale qui in questo ashram, così ho notato  che molte persone sono vestite di rosso, mentre molte  altre indossano abiti bianchi. Io ho poi chiesto a un  paio di persone se sapessero che vestirsi di colore nero è un segno di Bhairava, i suoi devoti si vestono infatti così mentre i devoti della Madre Shakti ,o Devi ,sono vestiti di color rosso e seduti fanno la loro meditazione (dhyana) e la loro contemplazione mentale. L’abito bianco invece simboleggia il Brahman Assoluto, Parameshvara (Signore Assoluto) ed è un abbigliamento emblema dell’immagine di quel Guru. La meditazione di Shiva nella forma immacolata viene anch’essa fatta indossando un abito bianco. In abiti bianchi come il latte o bianchi come la neve essi sono concentrati, e in un colore bianchissimo come l’Himalaya fanno la loro meditazione.

Nella fronte meditano il Guru e nel cuore la Shakti, la cui grande onniscienza e saggezza, a noi e a voi, ci è opportunamente tenuta nascosta e ogni qualvolta ci sforziamo di conoscerla e comprenderla, sorge una  tale confusione che la nostra mente, il nostro intelletto, cominciano a pensare a cose del tutto diverse cosicché non essendoci concentrazione, anche la meditazione  non riesce e quando essa non è eseguita come si deve, anche la memoria non viene impressa e così neanche il samadhi riesce. L’instabilità è la nostra condizione mentale.

Voi conoscete i due personaggi di Satchandi, il re Surat e il commerciante Samadhi, mediante i quali voi chiedete la pace per la vostra anima. Ciò che è Shakti ha diverse forme, attributi e norme, e mediante diversi metodi alcune persone hanno fatto una ricerca critica e dalla conoscenza acquisita sono stati ispirati. Noi conosciamo ciò, ma pur conoscendo, diventiamo ignari e inconsapevoli, poi quando si tratta di fare  qualcosa, veniamo soppesati e valutati; non sapete come mai questo avviene? Il modo  per eliminare  ciò è quello che risulta  dal dialogo fra Jaimini e Martanda-Markandeya (un saggio), mentre uno si stava rivolgendo all’altro con riferimento all’oggetto del dibattito, la Shakti, entrata in quel contesto, interveniva quale distruttrice della demonicità originata da un corpo e una mente malvagia. Noi possiamo comprendere ciò, essendo le qualità sattviche nel corpo, nella mente e nel cuore.

Su questa terra, nella forma umana, per la nostra propria soddisfazione, per la nostra  propria prosperità e per far svanire verso noi tutti la forza dei sensi, facciamo la nostra  preghiera. Io so che facendo la meditazione (dhyana) e svuotando la mente ottengo la concentrazione mentale e rendendo chiaro e luminoso il “chitt” (mente e cuore) posso raggiungere i piedi della Madre avvolta nel Prana; Io arrivo a conoscere e a cogliere quel Prana, so infatti che è proprio questo e che esso è come il criterio e la pietra di paragone e che il suo peso o mancanza di peso è Shakti.

Dopo aver afferrato tutto ciò, se esso fosse in noi  fisso e stabile, allora avremmo  la giusta comprensione. In questo modo per raggiungere la persona esso si effonde in molto spazio, ma non si riesce a trattenerlo e a stabilizzarlo. Però non lo raggiungiamo, o lo raggiungiamo solo con molto ritardo, ma se dovessimo raggiungerlo, potremmo impadronircene, se riuscissimo a trattenerlo. Se riusciti a raggiungerlo fossimo colti come da una scossa o da un movimento improvviso, non riusciremmo a trattenerlo, così il nostro momentaneo tentativo potrebbe anche causarci dolore e così potrebbe provocare alla nostra mente un grave turbamento. Di conseguenza risulta indispensabile riuscire a “fermare” e a trattenere il prana. In questo c’è proprio grande beneficio e giovamento che dobbiamo saper godere in noi stessi.

In hindi antico si diceva: “La città insegna anche a un poliziotto”. Un nuovo arrivato in città può imparare dalla gente che in essa vive, dove bazzicano i ladri, dove s’incontrano i sadhu, dove si possono trovare  gentiluomini o malviventi. Così se manterrete l’attenzione e la concentrazione mentale, le virtù latenti nella vostra mente diventeranno più forti e evidenti, e mediante la mente del cuore ogni  crimine o proposito delittuoso a poco a poco svanirà, ogni vostra  tendenza o predisposizione al crimine, sarà sradicata.

Per rafforzare l’aspetto “sattvico”  che è dentro di noi, è necessaria una virtuosa “acutezza mentale”. Dopo aver appreso qualcosa da ciò e aver spezzato le catene in cui la nostra vita è tenuta prigioniera dagli allettamenti e dalle illusioni della Grande Maya e aver fatto quindi buoni progressi, dovremo fare ancora qualcosa, realizzare qualcosa di assolutamente necessario: una grande fede!

Fratelli, guardate, forse voi non comprendete o non conoscete  bene la mia vita, o pur conoscendola o avendola letta in un libro, la ignorereste  non prendendola in considerazione. Per riempire la mia vita di energia e splendore, per fare la mia Puja al dio Agni, ho svolto la mia missione personale e svolgendola ho comprato e portato il mio bagaglio, ho preparato il mio pane, ho chiesto l’elemosina, ho realizzato ogni mio scopo. Se anche voi desiderate che la vostra vita sia colma di gioia , pace e prosperità e desiderate altresì la benedizione delle divinità,  anche voi dovrete mostrare gentilezza e amorevole compassione verso voi stessi, e dare a voi stessi ogni aiuto e sostegno, allora sì sarete veramente  capaci di realizzare con successo ogni vostra azione.

Noi dobbiamo infondere la Sua immagine in tutto il nostro corpo, così nella nostra mente si manifesterà  la Sua volontà e il Suo pensiero, la Sua immagine, saranno sempre accanto a noi come una luce  benefica. I Suoi raggi e le Sue vibrazioni saranno completamente fissati in noi e tenendo il Citt (la mente del cuore) sotto controllo per quel tempo e svuotando la mente, se resteremo per cinque, dieci minuti concentrati,  facendo svanire tutti i sensi, allora il Citt diventerà assai  splendente, libero, e puro, cosicché non si manifesteranno sentimenti di odio, invidia e avversione verso chicchessia e non avremo alcun contatto con figuri malvagi, ma se ci sarà qualche rapporto, sarà certamente con brave persone.

Orsù, fratelli, noi non vediamo, prima anch’io fumavo la ganja e i miei compagni sono diventati fumatori dipendenti, come io m’intossicavo, così anch’essi si intossicavano e ora come io m’intossico, allo stesso modo anche i miei compagni s’intossicano, però i miei compagni che fumano ancora oggi sono molto pochi, mentre  allora i miei compagni che fumavano erano molti; come alcuni uscivano, così altri, gruppo dopo gruppo, si incontravano  e riunivano; io so che quando incominciate a reagire in questo modo, ben poche delle persone a voi vicine arriveranno, dato che il numero di coloro che reagiscono  è minimo, tre o quattro al massimo.

Le pietre preziose, i diamanti e le perle sono molto rari e  di questi  non c’è di certo un mercato come quello della verdura e della frutta. Gli uomini virtuosi, i santi, i saggi sono molto pochi e  come le  pietre preziose, sono di valore inestimabile, solo la mente ne può concepire il valore, essendo incomparabili.  Pertanto fratelli, la “pietra di paragone” è quella formata dagli ideali della condotta virtuosa, della saggezza e delle qualità della Shakti primordiale.

Le persone impure hanno molta aggressività, sono oppresse da ogni genere di dolore, di avidità e ostilità, si trovano  sempre nelle difficoltà, nei rapporti con la gente si rendono ridicoli e contaminano anche la mente del prossimo; bisognerebbe quindi fare ogni sforzo possibile per evitare la compagnia di codesti individui impuri e per impegnarci a far ciò dovremmo al contrario cercare di vivere a contatto con persone virtuose dotate di  purezza e di qualità sattviche. In questo Navaratri, finché siamo nell’ashram, finché facciamo la Puja e siamo raccolti nella meditazione di Parameshvara, rispettiamo dunque tutte le regole grandi e piccole, poi però quando saremo insieme ai nostri familiari se codeste regole grandi o piccoli ci saranno di ostacolo, le ignoreremo; ci dedicheremo a realizzare ciò che invece ci sarà comodo e conveniente.

Fra sei, sette giorni quando sarà finita la vostra pratica ascetica (sadhana) e possibile che rispetterete o no queste regole. Non c’è alcuna necessità che dobbiate basare tutta la vita su quella pratica ascetica: Orsù, fratelli, anche la pratica ha un limite. Se la nostra pratica è di 5-10 giorni, di un anno e mezzo o di due anni e se noi facciamo questa attività in cinque minuti, allora tutto il nostro lavoro può andare davvero perduto. Non andrà perduto in rapporto al tempo che vi avremo dedicato e all’eventuale merito accumulato, anche se noi  non abbiamo alcuna necessità né di meriti né di riconoscimenti.

Si suole dire infatti che coloro che rinunciano a tre attributi e a tre Siddhi (poteri), come se si trattasse di fuscelli di paglia, diventano grandi “distaccati”. Se noi conseguiamo questo distacco, non abbiamo bisogno né di apprezzamenti, né di riconoscimenti, del resto anche la nostra Devi Parmeshvari ha donato ogni beneficio e riconoscimento ben prima di questa funzione religiosa che si deve fare proprio in questo giorno. Fratelli, pensiamo dunque alle azioni, al modo e al tempo che richiedono i riti e la Puja in questo Navaratri, ci sarà  infatti bisogno di ottenere successo. Chi non sa che  facendo la meditazione di Bhagvati vestiti di giallo, avremo benessere e prosperità;  che facendo la meditazione di Bhagvati vestiti di azzurro,  la nostra mente da  inquieta diventerà calma e tranquilla; che vestiti di rosso o di arancione, otterremo la distruzione dei nostri nemici interiori ?

Questo deve essere il  modo in cui eseguirete la vostra  meditazione. In modo particolare  vi dirò che questa è un atto che arreca benessere e che rende gioiosi e felici. Poiché siete  in uno stato di benessere e felicità, fate quindi l’esperienza che non esiste alcun amico o nemico; se saremo pervasi da questo sentimento, anche il resto sarà buona cosa. Se invece la mente è agitata e inquieta come il mare mosso, allora, indossati abiti azzurri, faccio la meditazione alla Madre Bhagvati e finché la mia mente rimane irrequieta e convulsa, indossati abiti rossi o gialli, faccio la meditazione a Bhagvati  munita del tridente per distruggere i “nemici” che mi stanno assalendo da ogni parte. Se ora la tua mente dovesse diventare calma, che bisogno avresti  di annichilirla completamente, di ridurla a zero? In nessun modo devo incominciare a coltivare qualche virtù di quel “nemico”, dato che anche ciò causa paura; queste virtù forse finiranno? Continueranno e continueranno ad esistere anche in tutta la famiglia, in tutti i confratelli, coltivate dunque codesta religione e anch’io lo farò finché vivrò; e proprio quelle qualità religiose hanno influenzato continuamente quelle persone, tutta la loro vita ne è stata influenzata, però hanno continuato a vivere corrotti..

Fratello, Io so che tu sei un uomo e che l’essere umano è destinato a vivere nell’impurità e, pur contaminati dalle nostre impurità, facciamo riti, preghiere e meditazioni e cerchiamo persino rifugio ai piedi della Madre Devi; non per noi stessi  facciamo l’orazione, né ci rivolgiamo alla Madre Devi, né andando dal Guru diciamo la preghiera di liberarci dai dolori da cui siamo afflitti. Il re Surath, spodestato del suo regno, insieme a un commerciante che era stato scacciato di casa dai suoi figli e nipoti accecati da avidità di denaro, andarono presso il saggio Sumedha pregandolo di rivelargli qualche rito devozionale che gli permettesse di calmare la loro mente; il re spiegò che il suo tesoro gli era stato sottratto dai Mleccha (barbari stranieri) e il commerciante raccontò che da quando i figli e nipoti  per bramosia di denaro l’avevano scacciato di casa, la sua mente non era più ferma e che non riusciva a vivere così agitato.

Fratelli, questa è proprio la condizione di noi esseri umani. Questi figli, cugini, fratelli e parenti che io conosco, e dopo che i miei sentimenti per loro si sono ormai attenuati, costoro non provano per me altrettanto affetto. Io so bene che l’affetto che nutro per loro arde ancora in me, dato che sono miei figli o figlie, cugini o cugine; ma nessuno è presente nella gioia o nel dolore condividendo con me queste emozioni. Noi non dovremmo vedere vizi o difetti negli altri; nei grandi e piccoli si manifestano molteplici vizi e difetti; durante l’eclissi, quando la luna è in ombra, si verifica il fenomeno delle maree; così noi vediamo i difetti degli altri, ma non i loro pregi. Se la gente manifestasse le proprie qualità, si potrebbe realizzare grande benessere e prosperità, così i virtuosi diventerebbero gli artefici di questo prezioso successo.

Io voglio sinceramente dedicarmi a qualunque cosa che sia degna di devozione e di venerazione; ciò poi vivrà con me, sarà il mio sostegno e il bastone della mia vecchiaia, la nave che mi permetterà di attraversare l’oceano del “Samsara”. In caso contrario oppresso dalla paura e dalle difficoltà, sarò soggetto a smisurata sofferenza e a indicibile miseria. Conoscendo bene tutto ciò, potremo diventare umili servitori ai piedi della Madre Mohini che farà proprio il nostro bene.

Qualunque cosa nota o ignota di forma divina, umana o semiumana (naga) che qui sia presente, nelle sembianze maschili o femminili, di bambino, adulto o anziano, io la saluto rispettosamente e mi congedo.